Domenico Sciortino, Insoorer del Mese di Febbraio 2024

Insoore
6 min readFeb 27, 2024

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Si chiama Domenico Sciortino l’Insoorer del Mese di febbraio 2024. È originario della Sicilia, terra dalla quale qualche tempo fa ha iniziato la sua collaborazione con Insoore. Quando poi, dopo aver vinto un concorso, si è trasferito a Bologna, ha deciso comunque di non perdere i contatti con noi. “In un primo momento, ho interrotto la collaborazione, perché dovevo abituarmi ai nuovi ritmi e prendere le misure con nuove abitudini. Ma appena è passato il periodo di transizione, ho ripreso”.

Come mai hai deciso di continuare?

Per due motivi principalmente: il primo è che Insoore garantisce flessibilità e quando non sono impegnato con il mio lavoro principale posso entrare in turno. La seconda ragione è che, dovendo spostarmi per le rilevazioni, ho modo di conoscere meglio Bologna e dintorni, posti che sono tutti da scoprire per me.

Di cosa ti occupi?

Prima del concorso, lavoravo a Palermo per una società che si occupa di controlli sulle scale mobili nelle stazioni ferroviarie. Ero alle direttive di una sala controllo. Sono rimasto lì per tre anni. Poi mi sono candidato per lavorare proprio nella sala controllo, però a Bologna. Possiamo dire che prima ero il braccio operativo e ora ho una funzione di gestione e supervisione. Curiamo una zona molto ampia, tutta la regione Emilia-Romagna. Quando ci sono guasti, inviamo il personale addetto, e se qualcuno si sente male, avvertiamo i soccorsi.

La vita come ti ha portato a questo mestiere?

Per molti anni sono stato segretario in uno studio legale. Ho studiato al liceo classico e, anche se mi ero iscritto all’università, quando ho iniziato a lavorare ho smesso di studiare. Ma la voglia di chiudere un percorso che avevo iniziato c’è sempre stata. La pandemia mi ha dato lo slancio per riprendere gli studi e così ho conseguito la laurea in Economia e Commercio. Volevo puntare su di me e ce l’ho fatta. Devo dire, che è stato emozionante. Era un desiderio che mamma e papà avevano. Purtroppo mio padre non è arrivato a vedere la realizzazione. Oltre che essere una vittoria per me, è stata una gioia per mia madre, che ormai quasi non ci sperava più e invece si è dovuta ricredere anche lei.

Complimenti!

Grazie.

La vita però è anche passioni e svago, oltre che lavoro e sacrifici. Le tue quali sono?

La passione più grande è per l’arte contemporanea. Quando ci sono mostre o fiere, parto e vado subito. Insieme all’arte, direi che sono particolarmente appassionato anche di fotografia. Poi, amo viaggiare e ascoltare musica, seguo lo sport.

C’è un artista che è stato per te di ispirazione o che consideri il tuo preferito?

In assoluto, Mario Schifano. Almeno tra gli italiani. Mi piace il suo stile eclettico di tipologia di pittura. Ogni decennio è stato totalmente diverso dal precedente. Non c’è un soggetto in particolare. Apprezzo la gestualità che aveva e l’armonia cromatica delle sue opere. Per quanto riguarda la scena internazionale, da poco sono andato a visitare una mostra di impressionismo e postimpressionismo a Padova. Da Cézanne a Monet, passando per Van Gogh: penso che siano apprezzati un po’ tutti da chi è appassionato di arte. Avevano questo tocco particolare di pennello, che per l’epoca è stata una rivoluzione, questi colori così accesi: trovano un posto particolare nel mio cuore. Quando ho visto che c’era la mostra, sono corso. Il bello di Bologna è anche questo: sei in una posizione così strategica che, eccetto Palermo, ti viene tutto vicino.

Hai provato anche l’esperienza delle mostre immersive?

Non sono mai andato. Non è quello che piace a me. Preferisco vedere la tela, come il pittore ha steso il colore, quale cornice è stata scelta. Ma sono a essere molto estremista nelle cose: o sono bianche o sono nere. È difficile che siano grigie.

Consideri questa tua caratteristica un pregio o un difetto?

Può essere entrambi. Posso essere molto puntiglioso e preciso. Nei rapporti sociali, affettivi o d’amore può essere controproducente, perché a volte puoi risultare pesante. Invece, sul fronte lavorativo, lo considero un pregio: essendo molto attento, in genere non mi sfugge nulla o comunque poco. Credo sia un valore aggiunto. Nel complesso, direi che è da considerare sia un pro che un contro, questa mia caratteristica. Confesso che vorrei essere meno pignolo, meno preciso, meno attento. Peccato che non ci riesco.

Mi dicevi poi della passione per la fotografia.

Sì. Scatto più ora che prima, quando ero in Sicilia. Stando lì per quarant’anni, sentivo quasi di avere esaurito un po’ il mio sguardo sul territorio e sull’ambiente in generale che mi circondava. Qui è tutto nuovo. I contesti sono diversi, i paesaggi anche. Giù abbiamo monti e mari, qui sono le colline e la nebbia a dominare. Faccio più foto di prima. Mi sposto volentieri quando posso. E anche quando sono in giro per Insoore, se mi capita di andare in provincia, in qualche paesino in collina, e arrivo in largo anticipo rispetto a quando è previsto l’appuntamento per le rilevazioni o mentre torno, mi fermo davanti a uno scorcio particolare e scatto una foto.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti?

Non ho un soggetto preferito. Mi sto reinventando con l’architettura. Guardo alle fabbriche, agli impianti industriali, ai portici di Bologna con i loro colori particolari e le loro costruzioni caratteristiche, che sono totalmente diverse da quelle che si trovano in Sicilia. Non disdegno neanche i paesaggi, seppure in generale ritengo che siano più monotoni.

Hai dei fotografi di riferimento a cui ti ispiri?

Mah, non in particolare. Però voglio citarne uno. Io vengo da Palermo, ma ho origini di Bagheria. Ed è proprio di Bagheria un fotografo eccezionale: Ferdinando Scianna. Mi piace il suo utilizzo del bianco e del nero. Pur non rifacendomi a lui, guardo con molto interesse ai suoi lavori. Soprattutto ora che sono a Bologna. Sai, la Sicilia è terra di colori forti e di forti contrasti. Un aspetto che si ritrova un po’ anche nel carattere dei siciliani. Se prendi un pittore come Guttuso, che è un altro dei miei preferiti, puoi notare che i suoi lavori rispecchiano in qualche modo un contrasto di questo tipo. A forza di crescere con simili colori intorno, alla fine li fai un po’ tuoi. In Emilia-Romagna o in Pianura Padana si osservano sfumature tenui. Che comunque mi piacciono. Però, se dovessi indicare un fotografo che preferisco, appunto tenderei per uno che riprende questi contrasti forti.

Mi dicevi anche dei viaggi. C’è un posto che vorresti vedere e ancora non hai avuto modo?

Ce ne sono una miriade. In assoluto, il posto che mi attira di più è New York. Purtroppo non amo molto l’aereo. Vorrei però andare negli Stati Uniti perché credo che siano un mondo totalmente diverso dal nostro e mi incuriosiscono. Questa spinta a scoprire posti che hanno culture distanti dalla mia mi guida sempre. Visto che sono nato e cresciuto sul mare, è difficile che scelga località di mare. Preferisco andare a vedere posti di montagna o un posto sfavillante come può essere appunto New York o una città frenetica e a tratti bizzarra come Londra.

C’è un sogno che vorresti realizzare?

No, nessun sogno. Più che sogni, sono mosso dal raggiungimento di obiettivi. I sogni sono irrealizzabili. Pensavo alla laurea, e l’ho presa. A una sistemazione che mi consentisse per sempre di non avere paura di perdere lavoro, e ho vinto il concorso. Adesso forse il prossimo obiettivo potrebbe essere quello di tornare a casa, magari. Però mi basta quello che ho.

Hai un augurio da farti per il futuro?

Serenità, perché comprende un po’ tutto: se di salute stai bene, se economicamente hai quello che ti basta per vivere, non ti serve altro, in fondo.

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